La micorrizazione delle piante da tartufo è una tecnica botanico-vivaistica che richiede metodo e precisione, e nella quale è severamente proibito improvvisare! Le strutture che utilizziamo e i procedimenti seguiti sono di assoluta avanguardia, per garantire il massimo risultato ai nostri partner.
Per ottenere quantità e qualità dalle tartufaie occorre utilizzare le piante giuste con la micorrizazione specifica: questi fattori variano a seconda delle caratteristiche del terreno e del contesto ambientale in cui esso si trova. La gamma di piantine proposta da Truffleland garantisce l’attecchimento su qualsiasi tipo di terreno e di contesto idoneo alla tartuficoltura. Disponiamo infatti di ben undici specie di piante, e per alcune di esse produciamo diverse varietà, tutte appartenenti alle specie forestali ectomicorriziche, ottenute da seme certificato o da micropropagazione/talea. Queste piante vengono da noi unite in simbiosi con le specie di tartufo più importanti dal punto di vista della qualità e del mercato.
Le nostre piante sono la roverella, il nocciolo, il leccio, la farnia, il cerro, il carpino nero, il pino d’Aleppo, il pino nero, il tiglio, il salice e il pioppo.
Durante il processo di produzione delle piante, massima cura è posta sulla sterilità dei substrati che ne accolgono le radici, affinché rimangano libere da micorrize di altri funghi ipogei che sono lrgamente presenti in natura.
Una volta accertata la sterilità delle nostre “piantule”, queste vengono sottoposte a micorrizazione con le varie specie di tartufo: a distanza di un anno da questo procedimento, le piantine presentano apici radicali con micorrize del tartufo utilizzato, e sono dunque pronte per essere poste a dimora.
Il discorso cambia riguardo il tartufo bianco: ad oggi, infatti, la micorrizazione con questo fungo non garantisce i risultati dei cugini neri (pregiato o estivo) o del bianchetto.
Per questo motivo tutti gli anni Truffleland produce piante sperimentali (salice, pioppo e farnia) micorrizate con il bianco pregiato con tecniche differenti da quella clessica, che non vengono immesse sul mercato ma affidate alle Università e alle Associazioni di tartuficoltori, affinché le piantino e ne monitorino la futura resa, in un’ottica di ricerca e sviluppo che rimane ben presente e al centro della nostra mission.